Bacicio do Tin

Corsaro dell’imperatore e pirata in Alto Tirreno
un libro di Alberto Cavanna
Baccan Giobatta Cavacciuoli, padron marittimo in Portovenere, alias Bacicio corsao, alias Son Excellence Jean Baptiste De Cavisoli, Premier Comte de I’lle du Thin, fù universalmente conosciuto, e lo è ancora, come Bacicio do Tin.

Del personaggio, santificato o bistrattato a seconda di chi ne narrasse le irripetibili vicende abbiamo solo un’immagine che ne riproduce fedelmente l’aspetto: un disegno a carboncino di piccolo formato, per mano di quell’artista eccezionale che fù Jacques-Louis David.

Una biografia che è anche un romanzo, che è anche un’autobiografia, che è anche un manuale di storia marittima.

Illustrazioni dettagliate di galeoni e barche, gozzi, brigantini e cutter.

E poi cartine di isole, e deliziose illustrazioni di scafi, e marinai, e attracchi, e porti.

Un libro dentro un libro dentro un libro.

Dove la verità si fonde con la storia e la verità diventa traslucida come il mare.

Un romanzo in terza persona, mezzo in italiano corrente, mezzo in genovese stretto, che narra le gesta di Bacicio, corsaro dell’imperatore di Francia Napoleon Bonaparte, nato in quel di Portovenere e cresciuto orfano ma navigante geniale e corsaro per caso.

Ma anche, parallelamente, una biografia storica che racconta nei dettagli una vita intera vissuta da corsaro dei mari del sud.

E poi un romanzo scritto in prima persona delle peripezie di un autore nella sua ricerca alla verità, la ricerca continua della storia per raccontare una storia; infinite ricerche fra gli scaffali delle biblioteche alla caccia di antichi manoscritti dimenticati, fra i piccoli musei marittimi della costa ligure, e poi grandi delusioni e “sfighe” personali, astuzie, incontri e vittorie.

Tutto questo in un unico libro dove si fondono immagini e storie intervallate fra loro in un flusso continuo di parole, un po’ in italiano, un po’ in genovese.

Ma poi, chi era Bacicio? É difficile, per raccontare di lui Cavanna ci insegnerà la storia ligustica, la storia europea e marittima dell’ottocento, la sua storia personale di tutti i giorni, la storia del dialetto, l’anima di quella terra di ulivi bagnata dal più dolce ed aspro dei mari; tutto questo per raccontarci, per spiegarci, per insegnarci, come affrontare la vita, come prendere il Libeccio, come essere corsari della vita perché io, il Mare, sono galantuomo fino in fondo e so di esserlo, anche più del Tempo, e alla fine rendo sempre a ciascuno il suo. Alla faccia di Inglesi, Francesi, piemontesi, e imperatori, e Re, e Conti, generali, ammiragli, giudici, avvocati, notai e di tutti quelli che non lasciano vivere la gente semplice in pace.

La luce si riflette sul mare e si fonde in un’unica lastra che brilla, accecante.

Come tutto l’oro del mondo.

Buon riposo, marinaio.