Prologo “Seta e Scintille”

Dal diario di bordo:

“Seta e Scintille” capitolo 2° de “Un posto chiamato casa”

Se una mappa del tesoro è stata divisa in quattro parti, io ne posseggo già una e Knaeru ne ha trovata una seconda, dove si nasconderanno le ultime due parti?

La risposta è nei caruggi di Spicia, la mia bella città dai mille segreti.

Dopo aver salutato mia moglie, Donna Tillia Solenero, ed i vecchi amici non restava da fare ciò per cui eravamo venuti; la terza parte della mappa la trovò Ortica con uno sfrontato colpo di fortuna “cadendo” (quasi letteralmente) nella bottega di un vecchio amico di Knaeru, mastro Paolo, rigattiere, possessore del prezioso frammento.

Mastro Paolo ci disse che non eravamo gli unici alla ricerca della mappa, uno strano figuro, vestito di bianco dalla testa ai piedi, ci aveva preceduto portandosi via la copia in bella del frammento; Uomo di Seta, si faceva chiamare.

C’è dunque qualcun altro alla ricerca di questa isola e del suo tesoro, qualcuno a cui non lascerò ciò che ho promesso ai miei uomini, e a me stesso.

Ci mettemmo due giorni di studi e calcoli ma infine io e Knaeru riuscimmo a trovare le coordinate dell’isola mentre il mio nuovo acquisto, Andrè, e Ortica facevano “amicizia”.

I rapporti umani mutano in continuazione come le maree e i miei rapporti, a quanto pare, non fanno eccezione da questa regola aurea; la sera stessa infatti i miei uomini si fecero trovare tutti nel cortile interno del mio palazzo con un regalo; il mio amato cappello era finito mangiato dall’orrore richiamato dal mago porteir durante l’ultima battaglia e i miei ragazzi ben sanno quanto per me fosse uno smacco, così mi fecero trovare non solo un cappello nuovo con inciso il motto della nostra ciurma, ma uno splendido vestito per cui Donna Tillia non doveva a ver speso poco.

Forse, nonostante i battibecchi, qualcosa del nostro rapporto è sopravvissuto, forse sulla sua alleanza posso ancora contare.

Ne approfittò della bella serata per farsi vedere anche un mio caro, vecchio amico, Averadiel, sbarcato di stanca a Spicia parecchi anni prima per metter su famiglia ma evidentemente non ancora pronto a lasciare del tutto la vita del pirata.

Il girono dopo necessitavo di spiegazioni; qualcuno me ne doveva parecchie.

Ortica non si dimostrò molto collaborativo né volenteroso di dare spiegazioni in merito alla sua presunta paternità con una ragazza che doveva averci seguito per mostrare le proprie “rimostranze” al ragazzo, ma venne fuori che se l’aveva messa in cinta non ne sapeva nulla e che se lei avesse qualche sorta di potere magico il ragazzo se ne era reso conto troppo tardi.

I fuego adentro sono una stirpe di streghe e stregoni castigliani che dominano il fuoco e regnavano sulla Castiglia, almeno finché la chiesa di Theus non decise di scacciarli dal trono e sterminarli come eretici usufruitoti di magia demoniaca.

I contrattatori; i castigliani non sono gli unici a detenere la magia; le nostre streghe del fato, narrano le leggende, da quegli stessi patti ebbero in dono i loro poteri sul fato, e così i montaigne per i loro porteire e gli eisen sulla materia.

Decisi di non esprimere giudizi affrettati e mi limitai a spedire il ragazzino a lucidare i suoi odiatissimi ottoni per levarmi dai piedi lui e la sua impertinenza per qualche ora, nella speranza che il ragazzo sbollisse i bollenti spiriti.

La mia città non è più la stessa, lo scoprii esplorandola assieme ad Inga e incappando nel pestaggio di un giovane biscazziere di nome Enrico Illiani che stava rimediando una sonora bastonatura da alcuni sgherri di strada. Il poveruomo si vide bruciare l’attività per presunti “debiti” con la malavita locale e si prese il tempo di informare il proprio signore sulle nuove attività in città.

Non erano più i miei malavitosi, quelli che, nonostante tutto, erano uomini d’onore a guardare i mercanti della mia città, erano i Mondavi.

I miei sospetti erano fondati dunque, e le parole di donna Tillia veritiere; Mauro, il mio vecchio amico Mauro, si era alleato con la stessa gentaglia che non solo portò alla morte il mio amato padre per sfinimento, ma ora si insidiava da anni nei miei mercati assillando la popolazione e facendole da padrone, approfittando della mia assenza e della stanchezza di mia moglie.

Non lo potevo permettere, né perdonare.

La notte stessa presi i miei uomini migliori e sorpresi la famiglia Mondavi in prematuri festeggiamenti alla mai caduta e alla presa su Porto Spicia; nessuno di loro sfuggì alla vendetta; il figlio maggiore del signorotto, Franchino, dimostrò la tenacia del proprio sangue; famosi se non per onestà e grandezza sicuramente per tenacia e furia in battaglia; ma, alfine, anche lui cadde sulle scale di casa.

Non posso dichiararla finita; non lo sarà finché l’ultimo Mondavi, famiglia famosa per il numero dei loro discendenti e per la crudeltà del loro principe, Alcide Mondavi, non sarà caduto.

Fù una notte davvero molto lunga perché, tornati a casa, la giovane, nuova, amica di Ortica ci attendeva al cancello, supplicando di fermare la ragazza che aveva assalito la casa degli incontri di Mauro dando fuoco a tutto.

Il suo nome è Fiammetta e non volle sentire le scuse e le promesse dell’amato che, devo dire a sua discolpa, si gettò con coraggio ai suoi piedi.

Quando le fiamme si placarono lo trovammo coperto di cenere e sfinito al centro dell’incendio che la ragazza si era portata via, non me lo sto inventando, prendendo il volo a dorso di una fiammeggiante fenice di fuoco.

Il ragazzo non è morto, non è neppure ferito, e questo mi fa pensare che le mie supposizioni siano esatte, ma attenderò il giusto momento per approfondire la questione.

Ora è presto.

Così ora siamo risalpati per mare, alla ricerca di questa isola e del suo tesoro; Tillia mi dice di stare attento perché non è solo l’uomo di seta il mio nemico ora, né i Mondavi, né i montaigne; una mia vecchia conoscenza si è alleata con quest’uomo.

A presto mia dolca Spicia, non è questo un addio.

Rotta per Isla Escondida!

Capitan Gord Di Falcovia