Prologo “Un Posto chiamato Casa”

Diario di bordo:

“Un Posto chiamato Casa” parte 1° de “Ritorno a casa”

Da quanto oramai manco da casa?

Da quanto io e i miei ragazzi non vediamo le nostra terra natia?

Tanto, forse troppo.

Sarebbe bello se, tornati a Tortuga dopo l’avventura Castigliana, qualcuno ci aspettasse sul ponte con una buona scusa già confezionata per prendere il vento verso la Vodaccia e porto Spicia.

Quel “qualcuno” si chiama  Knaeru, studioso tuttologo della mia ciurma rimasto di stanca all’isola; la “scusa” è una buona notizia che fà riferimento ad uno strano frammento di mappa che viaggia nella mai tasca da tanto di quel tempo che fatico a ricordarmi come ne sono venuto in possesso.

Knaeru è riuscito a trovare un’altro pezzo di questo puzzle ed è riuscito ad ottenere informazioni su dove trovare gli altri pezzi: a Spicia.

Non ci si può far chiamare “pirati” se non si và alla ricerca di una mappa del tesoro!

Attracchiamo nel MIO porto, percorriamo le MIE strade e, come prima cosa, andiamo a trovare un mio vecchio amico, Pasquale, il sarto dei Di Falcovia. Pasquale è invecchiato ma non ha perso un’unghia del suo smalto e, rivestiti e imbellettati, ci manda a rincontrare un altro amico, Mauro, che ora gestisce la più prestigiosa casa di incontri della città. Avrei dovuto immaginarlo, Mauro è sempre stato una canaglia amante del lusso.

Spicia è ancora come la ricordavo e come la amavo ma ora c’è una nuova ombra sulla mia bella città; un’ombra che presto scoprirò essere quella degli antichi nemici della mia famiglia, una famiglia rivale le cui bassezze e meschine crudeltà finirono per annientare il grande uomo che governava la città prima di me.

Mio padre.

Quella famiglia sono i Mondavi, e ora, detta del mio vecchio amico Mauro, sono cambiati, non sono più interessati alle vecchie diatribe, anzi, vorrebbero stringere un’alleanza con il neo-ritrovato signore di Spicia. I Mondavi non mi piacciono, come potrebbero, ma mi fido di Mauro e del suo senso degli affari che a quanto pare non lo ha tradito negli anni visto la bellezza del suo “posto di lavoro” e delle ragazze che ingentiliscono la sua corte.

A proposito delle ragazze… Ortica si è fatto una nuova amica fra di loro, una certa Maria Rosa; spero solo che il ragazzo abbia capito che cosa sono delle “cortigiane” (che non sono per nulla “ragazze facili”!) e quale è il loro mestiere e non tratti la nuova “amica” come è solito trattare tutte le altre con cui si diletta nei porti e nelle taverne.

Rimaneva solo una cosa da fare. Tornare a Casa.

Casa mia non è più, che io sappia, molto accogliente da quando me ne sono andato.  Nonostante questo c’è un “inquilina” a cui sono tanto mancato.

In fondo sono sposato da ormai quasi vent’anni!

Fù un matrimonio combinato, ovviamente, poco prima della morte di mio padre. Eravamo entrambi dei ragazzini, io non avevo più anni di quelli che ha Ortica adesso, lei era appena uscita da quella bolla di luce che è l’infanzia.

Non era certo la prima volta che tornavo a trovarla, ma dall’ultimo saluto sono passati più anni del previsto e a lei non fece molto piacere.

Difatti l’accoglienza non è stata delle più calorose.

Donna Tlillia Solenero in Di Falcovia governa la città al posto mio da quando ho scelto la vita di mare ma non può farlo che dall’ombra, dato che in Vodaccia le donne non hanno libertà di detenere posti di potere, ne di ricevere un’istruzione, ne di avere idee proprie; è loro proibito a causa di certi poteri magici che le nobili signore vodacce detengono da tempi antichi come la Vodaccia stessa.

Streghe del fato, si fanno chiamare. Un potere magico che permette loro di vedere, recidere e tessere i “fili del destino” di ognuno di noi. Credo che Ortica ne sia uscito terrorizzato.

Inga ha retto il colpo meglio del ragazzo e parrebbe essere quasi simpatica a donna Tillia, anche se erano già partiti i pettegolezzi dalle strade che la mia amica e ufficiale e io fossimo tanto folli da “cornificare” assieme mia moglie e, non contenti, presentarcisi pure davanti. E si, e io so’ fesso.

Tillia non è stata molto felice di vedermi, ma l’antipatia che ha sviluppato per me in questi anni non le ha impedito di mettermi in guardia su Mauro e i suoi piani con i Moldavi che, a suo dire, vorrebbero solo vederci entrambi accolti nel cimitero di famiglia per lascia loro liberi di fare di Spicia quello che hanno sempre voluto. Sono certo che se andassi a parlare con Mauro mi direbbe la stessa cosa su mia moglie.

Non sarà difficile capire chi dei due vuole tradirmi, anche se un’idea me la sono già fatta.

Tillia ha poi chiesto di parlare con Ortica che puntava i piedini. Quel delinquente è andato in giro a dire di portare il nome dei Di Falcovia per farsi bello con la sua nuova amica alla casa di incontri di Mauro.

Io non l’ho strozzato, ma mancò poco che la fifa blu che mia moglie gli ha instillato risolvesse il problema “Ortica” per sempre; essere una strega del fato significa anche che non esistono i segreti. E in casa mia non mi si può nascondere nulla; anche che Ortica è inseguito da qualcosa che non è del tutto umano, una giovane donna che lo cerca per presentargli le proprie “rimostranze” per essere scappato da lei e, a quanto pare, dalla paternità.

A discolpa del ragazzo posso dire che si è smontato come un sacco di panna ed era assolutamente  evidente che non sapeva nulla sullo stato interessante della sua fidanzata.

Presto lei arriverà “ammantata di fiamme”, dal canto mio spero solo che il piccoletto sia pronto.

Per finire in bellezza ho ricevuto posta! Era tanto che non ricevevo lettere; però il mittente poteva essere migliore.

Mi ha scritto il capitano Reis. Mi porta i suoi saluti, macchiati di sangue e di tutto quello che io ho giurato sul mio onore non essere mai: crudele, folle, malato di potere, una macchia sul mare. Ci teneva a comunicarmi che sono entrato a far parte delle sue prede e che, un giorno, sarò sulla sua “parete dei trofei”.

Molti nemici, molto onore.

Il vento stà cambiando, e ora mi dice che il mio onore diverrà presto leggendario.

Lo accetterò con gioia!

firmato

Capitan Gord DiFalcovia.