Prologo “La Guerra dei Gigli”

Diario di bordo.

Parte 1° “La Grande Guerra” e 2° “Stelle cadenti”

C’e una nave che solca i mari di Castiglia, una nave di pirati.

Si chiama l’Avventuriera e presto sara famosa per mille atti di pirateria, battaglie, conquiste, ricchezze e imprese che diverranno leggenda.

Un giorno.

Per ora e “solo” una bella nave di una ricca famiglia; un brigantino oceanico a tre pali dal fasciame nero bandato di rosso, carico della gentaglia delle più incredibili che ha per capitano un uomo mancante dell’occhio destro e con una gran sete di avventure; si chiama Gord Di Falcovia e l’Avventureira e tutto il suo mondo.

Quel pirata e quel signore sono io.

Non troppo tempo fa, ai primi d’autunno, nel bel porto di Tortuga, rinvenimmo una storia che parlava del ritorno della “Nave Nera”, una leggendaria nave di demoni e fantasmi fatta per recuperare i morti piu abietti che lo stesso inferno si rifiuta di ingoiare. Non facemmo in tempo a perderci in romanticherie che il porto venne cannoneggiato dalle navi Montaigne che cercavano altri bersagli per inimicarsi altra gente, come se l’intera flotta della vicina isola di Castiglia, con qui erano ufficialmente in guerra, non bastasse loro a rempirgli le tasche dei loro soldi e le lame del loro sangue.

Gettatici all’inseguimento di questi fastidiosi mangiarane trovammo nelle loro galere un fraticello supplicante di portare al viceré di Castiglia delle carte che aveva strenuamente tentato di proteggere dagli usurpatori che avevano avuto ragione di lui e della nave che lo trasportava.

Un favore al viceré di Castiglia vale un occhio.

Arrivati a S.Cristobal, dove risiede il cuore del regno, egli pero non potette riceverci a causa dell’enorme mole di lavoro in cui era immerso ormai da mesi. La guerra che sta venendo perduta, e una guerra che i vede perdente porta solo disperazione e perdite nel popolo come nel nobilato e non erano certo pochi i nobili che uggiolavano alla sua porta nel tentativo di riottenere le proprie terre ed il proprio nome con cui poter pagare i propri debiti.

La notte stessa ricevemmo pero il più prestigioso dei lasciapassare; uno spadaccino mascherato protettore della patria di nome Il Vagabondo. ElVago.

Questo tenace patriota e, come Ortica, il mio giovane guardiamarina, si dilungo presto a spiegarmi, la piu grande speranza del popolo castiglaino per veder raddrizzati i propri torti subiti, torti che il cardinal Verdugo, ecclesiastico famoso in tutto il mondo per la propria vicinanza con il Re e l’ inguaribile “passione” di scaldarsi al fuoco dei roghi di eretici, non fa altro che distribuire al popolo cattiverie come il contadino sparge il mangime sui propri polli.

Il Vagabondo parlo a lungo della guerra che impervia fra castiglia e Montaigne, dovuta principalmente alla brillante idea del cardinale di far infuriare un imperatore con sangue magico, e ne approfitto per chiedere da quale parte volessimo stare.

Ho gia parlato del fatto che i montaigne sono degli attaccabrighe che hanno cannoneggiato il mio porto preferito per togliersi definitivamente il dubbio da che parte stesse Tortuga?

Chiarito questo punto venimmo accolti all’alba del mattino seguente dal vice re; Don Andres.

Questo uomo educato e gentile, dall’arguta intelligenza e dai mille pensieri, la maggior parte a quel santuomo del cardinale, si propose di ripagarci del ritrovamento dei sopracitati documenti pescando, generosamente, dalle sue casse personali.

Approfittammo della squisita gentilezza del nostro illustre ospite per mandare un po’ a scuola il nostro Ortica, lunica scuola che il ragazzo impara volentieri, ovvero come sgozzare le persone.

Il vicere e difatti famoso come grande magistro dell’antica gilda degli spadaccini; una rinomata gilda che riunisce tutte le scuole di spada e accoglie tra le proprie fila tutti coloro che dimostrano una buona affinita con almeno una di esse.

Non vi e pero pace in paradiso; appena usciti dall’incontro altri montaigne (arrivati in porto sotto chissà quale bandiera falsa) incapparono in noi proprio mentre assassinavano il primo segretario di Don Andres.

Dopo aver quasi lasciato la pelle di Ortica sul loro ponte nave e la mia sulla banchina subito sotto, questi cuor di leone fuggirono prontamente per mare.

Mi ci volle un giorno intero per riprendermi dai fori di proiettile, un giorno che Ortica non perdette certo a fare il bravo annodando tipo, che so’, gomene; ovviamente no! Perché la peste ne approfittò per dare altre preoccupazioni al suo vecchio capitano facendosi trovare da una ragazza con strani poteri magici che, non riuscendolo a “contattare” di persona, forse intimidita dalla mia nave e dai miei uomini, non lo venne a cercare a bordo ma non perdette l’occasione per lasciar scritto sulle MIE vele della MIA nave cosa pensasse di lui.

Arrivò a salvare, involontariamente, il guardiamarina dai miei “solleciti” di spiegazione nientemeno che un prete inquisitore che era rimasto “incuriosito” dallo strano fenomeno, pretendendo anche lui spiegazioni.

Perquisirono l’intera nave, fin giù nelle sentine, non trovando nulla se non gli scherni dei ragazzi e le occhiate torve di molti di loro.

Non gli valse dunque nulla l’essersi interessato a noi, se non l’interesse di rimando della nostra dolce ussurana di bordo che, in quanto strega, non amava l’idea di venir perquisita fin nelle scarpe.

Risolse il problema in modo rapido e risolutivo.

Segui il padre inquisitore fino al monastero coi suoi alloggi, aspetto la notte, e se lo mangio. Letteralmente.

A quel punto bisognava prorpio ripartire.

Non passo molto tempo che, dopo uno strettissimo inseguimento, vennero da noi rintracciati quei simpaticoni dei nostri amici montaigne, ai quali eravamo tanto mancati, e vennero prontamente abbordati.

Inga diede gran prova di se trasformandosi in una splendida, e assassina, orca bianca e divorando gli idioti che cercavano da noi fuga in mare.

Ortica invece quasi cadde a capofitto in uno di quegli infernali “squarci nella realtà” che i maghi montaigne usano tanto,  e perdendoci dentro il mio amato cappello.

E Qui ne approfitto per giurare che ora e divenuta una questione personale.

Qui davanti a tutti e che mi sia testimone Teus, affermo che io, Gord DiFalcovia, Capitano dell Avventuriera dichiaro ufficialmente alla nazione Montaigne:

Ora e sempre GUERRA!

 

firmato

Capitan Gord DiFalcovia